Cosa abbiamo detto al ministro Padoan di Leonardo Becchetti*

confronti  SOVRANITÀ, BIODIVERSITÀ E FINANZA  a cura della Federazione Trentina della Cooperazione Nella foto: Leonardo BECCHETTI Festival dell'Economia Palazzo Calepini - Sala Fondazione Caritro Trento, 1 giugno 2013 Foto Giovanni Cavulli

Stamattina in parlamento il forum della finanza sostenibile (un’associazione multistakeholder che unisce tutti coloro, grandi e piccoli, banche, associazioni di categoria ed altri intermediari, che si pongono l’obiettivo di una finanza al servizio della persona e dell’economia) ha incontrato il ministro Padoan. Nel mio intervento ho sottolineato alcuni punti a mio avviso cruciali.

Primo. La finanza etica o ESG (quella dove i fondi e gli intermediari non guardano solo al profitto ma anche alla sostenibilità sociale ed ambientale delle iniziative) sta diventando mainstream soprattutto nel segmento dei fondi etici. Questo perché gli studi più recenti (Nofsinger e Varma ad esempio (http://www.geneva-summit-on-sustainable-finance.ch/wp-content/uploads/2013/03/nofsinger.pdf) o quello mio e di altri colleghi (http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2397939)) dimostrano su dati mondiali ed un orizzonte temporale di più di 30 anni che i rendimenti aggiustati per il rischio dei fondi etici non sono significativamente diversi da quelli dei fondi d’investimento convenzionali (anzi dopo la crisi finanziaria globale del 2007/2008 i fondi etici sono andati meglio)). E siccome siamo cercatori di senso e non solo homines economici se si può fare un’azione buona, “ricca di senso” a costo zero la si farà. E questo spiega perché oggi i fondi etici sono balzati (secondo i dati Eurosif) ad una quota del 30% dell’intero mercato della finanza gestita in Europa.

I fondi etici dunque non hanno bisogno del governo, ho detto al ministro, ma il governo ha bisogno di loro. Il governo si pone infatti una serie di obiettivi economici, sociali ed ambientali (crescita, occupazione in un quadro di sostenibilità) e la finanza etica può essere strumento fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo.

Una grande opportunità è a portata di mano ma ci vuole un cambiamento di visione politica. La politica economica oggi a costo zero per il bilancio pubblico può e deve diventare stimolatrice dei comportamenti virtuosi di cittadini, imprese ed intermediari finanziari. Le vie sono essenzialmente due. La prima è quella di tasse che riconoscano e premino fiscalmente i comportamenti virtuosi “punendo” quelli che non lo sono. La logica è semplice. Se la finanza sostenibile crea esternalità positive sociali ed ambientali deve essere premiata ed incentivata dal decisore pubblico che per ogni euro in meno di tassazione sulla finanza etica può recuperare con un euro in più di tassazione per la finanza che invece non adotta comportamenti virtuosi e genera così esternalità negative sociali ed ambientali. E’ la nuova versione a saldo zero della tassa di Pigou con la quale il famoso economista proponeva di tassare l’inquinamento in modo di allineare comportamenti privati e obiettivo pubblico. La variante a Pigou è che, siccome non esistono solo i comportamenti dannosi (che generano effetti esterni negativi) ma anche quelli virtuosi (che generano effetti esterni positivi) il sistema premio/punizione è più efficiente di quello basato solo sulla punizione. Niente di nuovo o rivoluzionario perché è esattamente quello che si fa incentivando i bonus per l’efficientamento energetico degli edifici, promuovendo conti energia che incentivano chi usa le rinnovabili facendo pagare il conto sulla bolletta a chi non lo fa (conti energia che esistono ormai in 64 paesi del mondo). Con una mossa a saldo zero il governo ha dunque l’occasione di produrre effetti enormi sul sistema risparmiando e prevenendo interventi riparatori ex post in ambito sociale ed ambientale, quelli sì diretti e costosi per la finanza pubblica.

La seconda mossa, sempre a costo zero, consiste nell’obbligare le imprese alla rendicontazione accurata sull’informazione degli effetti sociali ed ambientali del loro operato. Anche qui niente di nuovo o rivoluzionario perchè la Francia con la recente legge Grenelle già lo fa obbligando le aziende sopra i 500 addetti a questa rendicontazione e l’UE ha avviato da tempo un percorso che muove in questa direzione. Si tratta però di accelerare e di non annacquare In generale promuovere l’informazione su questi temi aiuta le agenzie di rating sociale ed ambientale a valutare le aziende da questo punto di vista e i cittadini e i fondi d’investimento a votare con il loro portafoglio e i loro risparmi. Senza dimenticare che l’informazione sulla responsabilità sociale ed ambientale d’impresa è un preziosissimo early warning system capace predirne la reputazione futura e di anticipare i pericoli di comportamenti non virtuosi delle aziende (vedasi la Lehman Brother che aveva pessime valutazioni dal rating etico e valutazioni eccellenti dal rating tradizionale o le banche che usano il rating socioambientale per erogare i prestiti che hanno sofferenze (prestiti non restituiti) di gran lunga inferiori alla media del mercato).

Il ministro non si è sbilanciato moltissimo nella sua replica (le parole dei ministri sono pesanti e quindi molto pesate) ma ha detto una cosa molto interessante in direzione della multidimenzionalità del benessere, lanciando un suo I have a dream, e dicendo di sperare di costruire un’economia dove non si cresce solo di più ma meglio e non si crea solo più lavoro ma lavoro migliore.

In fondo è quello che oggi chiedono persino un gruppo di grandi multinazionali alla prossima conferenza di Parigi sul clima dove domandano ai governi di prendere impegni più cogenti e fissare regole più severe (https://medium.com/@ClimateCEOs/open-letter-from-global-ceos-to-world-leaders-urging-concrete-climate-action-e4b12689cddf#.de6ayg48g). E’ come se le squadre di calcio dicessero alla FIGC: “Pensiamo che il gioco pulito sia migliore ma se non ci sono regole che puniscono interventi a piedi uniti, falli di mano o sgambetti qualche volta la tentazione di fare quei falli c’è. Vi chiediamo pertanto di mettere regole più severe perché capiamo che un gioco più pulito è nell’interesse di tutti.”

Tornando a noi, se veramente si vuole andare in questa direzione non resta dunque che fare le due mosse indicate. E sta al forum della finanza sostenibile e all’intergruppo parlamentare sulla finanza sostenibile delineare i dettagli di proposte che muovano in questa direzione sia a livello nazionale che europeo.

*Pubblicato il 05/11/2015 su Blog La Felicità Sostenibile di R.it
** Per Leonardo Becchetti: https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&cad=rja&uact=8&ved=0CCwQFjACahUKEwjovJLnvfnIAhXI8nIKHRduC2M&url=https%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FLeonardo_Becchetti&usg=AFQjCNGLZ2n_YZYIHmaBw7GHju4FbqIpWQ&sig2=5Yk2ah1Nxyxs-nFO2pDsuQ

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